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Dalla nazionale sordi al CUS: la storia del pallavolista Riccardo Dell'Arte


Il palleggiatore ha concluso la sua seconda stagione con la squadra universitaria dopo aver vinto il bronzo alle Deaflympics: «Lo sport è stato fondamentale per la mia crescita»



Il CUS Padova ha l’onore di avere tra le proprie fila un medagliato olimpico. Il suo nome è Riccardo Dell’Arte e da pochi giorni è tornato dal Brasile dove ha conquistato, con la maglia della Nazionale italiana di pallavolo, la medaglia di bronzo alle Deaflympics, le Olimpiadi per atleti sordi.


Riccardo è nativo di Catania, si è trasferito a Padova da tre anni per amore e da due è il palleggiatore della squadra di volley del CUS, della quale da questa stagione è anche il capitano, essendo il più anziano. Classe 1996, il ragazzo siciliano è un sordo oralista e grazie a un apparecchio acustico riesce a compensare almeno parzialmente il suo deficit.


Ma ad abbattere completamente ogni avversità ci ha pensato la sua grande determinazione che non gli ha imposto alcun limite nella vita di tutti i giorni, nello studio e nello sport. «Soprattutto lo sport è stato fondamentale per la mia crescita», sorride Riccardo.


«Ho cominciato a giocare a pallavolo a 11 anni, spinto anche dalla passione di papà che è presidente di una società a Catania. Lo sport mi ha aiutato ad aprirmi, a imparare a stare in gruppo e a tenere a bada la mia permalosità. Che è un difetto che hanno tutti i sordi».


A lui invece non manca l’autoironia, né la voglia di raccontarsi. «Fino alle superiori ho vissuto in una campana di vetro, frequentavo le scuole per normodotati, sedevo nei primi banchi per riuscire a sentire e stavo al passo con gli altri. All’università è stata più dura, capisci che ti devi arrangiare, che hai effettivamente qualcosa che ti manca e devi compensare. Ma grazie all’aiuto dei compagni sono riuscito a laurearmi alla triennale in ingegneria industriale».


Un traguardo che l’ha spinto anche alla decisione di lasciare casa e volare a Padova per raggiungere la fidanzata Alice, conosciuta proprio con le rappresentative nazionali per sordi.


«Volevamo stare insieme e sapevo che a Padova avrei trovato un ottimo corso magistrale di ingegneria. Ho continuato a giocare a pallavolo il primo anno a Monselice e poi grazie alle mail dell’università ho scoperto la squadra del CUS. Mi sono iscritto e mi sono trovato subito bene, sia con il primo gruppo che con quello di quest’anno, profondamente rinnovato. La fascia di capitano per me è un orgoglio e mi auguro di essere stato un esempio positivo per i miei compagni».


E la Nazionale? «Un altro orgoglio enorme. Rappresentare il proprio paese mette i brividi. Oltre alla medaglia olimpica, lo scorso anno abbiamo vinto il bronzo ai Mondiali e mi hanno premiato come miglior palleggiatore del torneo».


Progetti per il futuro? «Anzitutto laurearmi. Poi mi piacerebbe disputare un’altra stagione nel CUS. La squadra è forte e secondo me ha le carte in regola per ambire al salto di categoria che non siamo riusciti a centrare quest’anno. Mi piace stare a Padova…se solo ci fosse il mare della mia Sicilia!».



Nella foto Riccardo Dell'Arte in azione con la maglia del CUS Padova

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